Visita
Audioguida
Vuoi navigare indietro nel tempo e scoprire secoli di storia, dalla grandezza della Serenissima fino all'evoluzione della Marina Militare Italiana? Ora puoi. Il MUNAV ti aspetta con una nuova audioguida inclusa nel biglietto d'ingresso. 58 personaggi prendono voce per narrare le storie racchiuse nel museo, attraverso le voci di marinai, arsenalotti, corsari, rematori-galeotti, comandanti, avventurieri, dogi, sovrani e dame. Buona visita e buon ascolto!
Alcuni personaggi dell'audioguida
Isotta
Isotta è la narratrice che accompagna il visitatore nell’audioguida prodotta da D’Uva, gestore del Museo Storico Navale di Venezia della Marina Militare Italiana per conto di Difesa Servizi, in un percorso che si snoda tra le sale del Museo, il Padiglione delle Navi e l’Arsenale, fino a raggiungere il sommergibile Enrico Dandolo.
Con Isotta, il viaggio nel museo si trasforma in un’esperienza immersiva, in cui ogni dettaglio – dai modelli delle navi alle storie degli uomini e delle donne del mare – diventa parte di un grande racconto di avventure, guerre e progresso. Ma il legame di Isotta con la storia navale è ancora più personale. Porta il nome dell’azienda Isotta Fraschini, produttrice di motori di altissima qualità, protagonisti di molte storie del museo. Nella fantasia del racconto, suo nonno lavorava in questa storica fabbrica, e da bambina ascoltava le storie sulle grandi sfide tecniche e sull’innovazione che ha lasciato un segno nella tecnologia italiana.
Hannah Snell
Hannah Snell guida il visitatore tra le armi da fuoco che rivoluzionarono la guerra in mare, dagli archibusoni ai moschetti, fino alle devastanti palle incatenate.
Con fierezza racconta la sua storia: nata in Inghilterra nel 1723, si travestì da uomo per arruolarsi nei Royal Marines, combattendo e navigando fino all’India senza mai essere scoperta. Solo al ritorno rivelò la sua identità, lasciando tutti senza parole.
Tra le vetrine, invita a immaginare il fragore delle battaglie e il coraggio di chi impugnò queste armi.
Giuseppe Bavastro
Giuseppe Bavastro porta il visitatore nella sua vita avventurosa, tra battaglie navali e imprese audaci. Nato sulle spiagge e battezzato nell’acqua salata, divenne un corsaro temuto, servendo il governo francese e sfidando gli inglesi con astuzia e coraggio.
Il suo racconto rievoca la notte del 20 maggio 1800, quando riuscì a spezzare il blocco di Genova e portare aiuti alla città affamata, guadagnandosi l’ascia d’abbordaggio d’onore di Napoleone. Dopo mille battaglie, combatté con Simòn Bolìvar prima di diventare comandante del porto di Algeri, dove nel 1833 pronunciò le sue ultime parole: “Aprite le finestre, voglio vedere il mare”.
Elios Toschi e Teseo Tesei
Elios Toschi e Teseo Tesei portano il visitatore alle origini di due mezzi d’assalto che cambiarono la guerra navale: il Siluro a Lenta Corsa, noto come “Maiale”, e il barchino esplosivo.
Nel loro dialogo rivivono le prime sperimentazioni del Maiale che pilotato da due incursori, poteva muoversi silenziosamente sott’acqua per collocare le cariche esplosive sullo scafo delle navi avversarie. All’inizio nessuno credeva nel progetto, ma con l’addestramento segreto a Bocca di Serchio e il sostegno della Regia Marina, il Maiale divenne un’arma letale.
Tesei racconta anche il barchino esplosivo, una piccola imbarcazione carica di tritolo, progettata per colpire direttamente le navi nemiche prima che il pilota si catapultasse in mare. Durante l’attacco al porto di Malta nel 1941, fu proprio Tesei a sacrificarsi per aprire la strada ai suoi compagni, lanciandosi contro un pilone e perdendo la vita nell’esplosione.
Luigi Durand de la Penne
Luigi Durand de la Penne conduce nella notte del 18 dicembre 1941, quando, a bordo di un Siluro a Lenta Corsa, colpì la corazzata Valiant nel porto di Alessandria.
Nel suo racconto si rivive l’ingresso furtivo tra le navi britanniche, la tensione nel posizionare l’esplosivo e la cattura. Rinchiuso nella stiva della Valiant, attese l’alba, quando tre esplosioni misero fuori combattimento la flotta nemica.
Dopo la guerra, ricevette la Medaglia d’Oro al Valore Militare, consegnata proprio dal comandante della Valiant, visto che gli inglesi nel frattempo erano diventati alleati.
Horatio Nelson
Horatio Nelson si presenta nella battaglia di Trafalgar, lo scontro che il 21 ottobre 1805 consacrò il dominio britannico sui mari.
Nel suo racconto si rivive la tensione di quella giornata, dall’ordine di issare il celebre messaggio “L’Inghilterra si aspetta che ogni uomo faccia il suo dovere” fino alla strategia che spezzò la linea nemica. Ferito mortalmente da un cecchino francese, ricevette la notizia della vittoria prima di morire, sapendo di aver compiuto il suo dovere.
Trafalgar pose fine ai sogni di Napoleone di invadere la Gran Bretagna, e la Royal Navy rimase incontrastata per oltre un secolo.
Arsenalotto
L’arsenalotto guida il visitatore tra i suoni e i ritmi dell’Arsenale di Venezia, dove per secoli maestri d’ascia, marangoni e calafati hanno costruito le navi della Serenissima.
Nel suo racconto emergono il frastuono dei martelli, il profumo del legno e il segreto industriale c con cui si proteggevano le tecniche veneziane. Ricorda con fierezza il sistema di produzione che permetteva di assemblare una galea in tempi record e i privilegi riservati agli arsenalotti.
Si sofferma poi sulla Disdotona, l’imponente gondola da parata, salvata e restaurata dopo la guerra per continuare a sfilare nelle acque di Venezia.
Infine, invita a immaginare il suono della Marangona e le galee che scivolano lungo il canale dell’Arsenale, riportando in vita il centro dell’antica potenza marittima veneziana.
Napoleone Bonaparte
Napoleone Bonaparte trascina il visitatore dentro uno dei momenti più drammatici della storia di Venezia. Attraverso il suo racconto, si rivive il 17 ottobre 1797, il giorno in cui la Serenissima cessò di esistere con la firma del Trattato di Campoformio.
Con il tono di chi non ha bisogno di presentazioni, Napoleone ripercorre la caduta di Venezia, la distruzione dell’Arsenale, il saccheggio dei suoi tesori e il trasporto di inestimabili opere d’arte in Francia. Ascoltandolo, si entra nel cuore delle sue ambizioni e delle sue riforme, tra strategie militari e imposizioni politiche.
Rematore galeotto
Il rematore galeotto porta il visitatore a bordo di una galea veneziana, in una vita scandita dal ritmo dei remi e dalla fatica senza fine. Esposto al sole cocente e alla pioggia battente, dormiva e mangiava sulla stessa panca, senza riparo, con il vento e il mare come unici compagni.
Nel suo racconto rivive la dura realtà del vogare per ore, tra frustate per chi rallentava e un rancio scarso che spesso sapeva di rancido. Ma in battaglia non c’era spazio per la stanchezza: al grido di “Duri i banchi!”, i rematori lasciavano i remi, si aggrappavano alle panche e preparavano l’abbordaggio, combattendo con qualsiasi cosa trovassero a portata di mano.
Lazzaro Mocenigo
Lazzaro Mocenigo accoglie i visitatori con il suo sguardo fiero, raccontando la sua vita da Capitano Generale da Mar e il suo ruolo nelle tre spedizioni veneziane ai Dardanelli durante la lunga guerra di Candia.
Noto come “Capitan Orbo” per la perdita di un occhio in battaglia, fu protagonista della vittoria del 1657 contro i turchi. Spinto dall’ambizione di raggiungere Costantinopoli, il suo destino si spezzò improvvisamente: un colpo di cannone abbatté l’albero maestro della sua nave, uccidendolo sul colpo.
La sua morte segnò la fine del sogno veneziano di conquistare lo stretto, ma il suo nome rimase inciso nella storia della Serenissima.
Selim II
Selim II porta mostra un punto di vista diverso sulla battaglia di Lepanto, lo scontro epico che segnò il confronto tra l’Impero Ottomano e la Lega Santa il 7 ottobre 1571. Figlio di Solimano il Magnifico, il sultano aveva conquistato Cipro, scatenando la reazione delle potenze cristiane, pronte a sfidarlo in mare aperto.
Nel suo racconto si rivive il fragore delle cannonate, l’errore fatale nel sottovalutare le galeazze veneziane e il combattimento feroce. La sconfitta fu devastante, con 180 navi perdute e migliaia di uomini caduti, tra cui il comandante Alì Pascià. Ma per Selim, Lepanto non fu la fine: in meno di un anno la flotta ottomana fu ricostruita, e nel 1573 Venezia, esausta, fu costretta a cedere Cipro con un trattato di pace.
Sebastiano Venier e Francesco Duodo
Sebastiano Venier e Francesco Duodo ricordano il ruolo decisivo delle galeazze veneziane nella Battaglia di Lepanto.
Il 7 ottobre 1571, sei imponenti galeazze si schierarono in testa alla Lega Santa. Gli ottomani le scambiarono per navi da carico, ma i loro cannoni spezzarono remi, squarciarono scafi e misero fuori gioco decine di galere nemiche.
Venier, Capitano Generale da Mar, guidava con determinazione, mentre Duodo, governatore delle galeazze, esaltava la loro potenza. Alla fine, la flotta ottomana fu annientata, e Venezia dimostrò ancora una volta la sua supremazia sul mare.
Doge Lodovico Giovanni Manin
Lodovico Giovanni Manin, ultimo Doge della Serenissima, racconta la storia del Bucintoro, la sontuosa galea di Stato simbolo del potere veneziano. Con orgoglio rievoca lo Sposalizio del Mare del 1796, quando, per l’ultima volta, lanciò l’anello d’oro tra le onde, riaffermando il dominio di Venezia.
Spiega le origini del rito, legato alla spedizione del Doge Pietro II Orseolo in Dalmazia nel 1000 e alla Pace di Venezia del 1177, quando Papa Alessandro III riconobbe l’autorità della Serenissima. Il Bucintoro, custodito nella Casa del Bucintoro, veniva meticolosamente preparato per ogni cerimonia.
Ma nel 1797 tutto finì. Con la caduta della Repubblica, il Bucintoro fu smantellato, l’oro raschiato via e infine dato alle fiamme. Manin conclude con amarezza: la Serenissima è caduta, e la Casa del Bucintoro è ormai solo il vuoto testimone di una grandezza svanita.
Anita Garibaldi
Anita Garibaldi racconta con orgoglio la spada donata dalle donne di Montevideo a Giuseppe Garibaldi, simbolo della sua lotta per la libertà. Ma questa è anche la sua storia.
Nata in Brasile, cresciuta a cavallo e con il fucile in mano, nel 1839 incontrò Garibaldi e senza esitazione salì sulla sua nave, pronta a combattere al suo fianco. Dopo anni di battaglie, i due si rifugiarono a Montevideo, dove si sposarono e formarono una famiglia, senza mai smettere di lottare.
Quando nel 1848 l’Europa si infiammò, il richiamo dell’Italia divenne irresistibile. Era il momento di tornare.
Giuseppe Garibaldi
Giuseppe Garibaldi ci conduce nella sua impresa per l’unità d’Italia, tra battaglie, sacrifici e momenti storici.
Il suo racconto ripercorre la spedizione dei Mille, lo sbarco a Marsala e la marcia trionfale nel Sud Italia. A Milazzo, un cavaliere borbonico stava per ucciderlo, ma il colonnello Missori gli salvò la vita con un colpo di pistola. Poi, l’arrivo a Napoli e l’incontro a Teano con Vittorio Emanuele II, a cui consegnò simbolicamente il Sud Italia.
Nel 1861 nacque il Regno d’Italia, ma per Garibaldi la lotta non era finita: restavano ancora Roma e Venezia da liberare. Un viaggio di coraggio e passione, che cambiò la storia.
Paolo Thaon di Revel
Paolo Camillo Thaon di Revel, soprannominato il Duca del Mare, guida i visitatori alla scoperta della sua eredità nella storia della Marina italiana. Uomo dal carattere forte e dalla visione strategica rivoluzionaria, che durante la Prima Guerra Mondiale comprese che le grandi corazzate non bastavano più: erano lente, vulnerabili e prevedibili.
Fu lui a introdurre una nuova strategia navale, basata su mezzi più leggeri e veloci, come i MAS – motoscafi armati di siluri – capaci di colpire rapidamente e sparire nel nulla. Grazie a questa tattica, la Marina italiana riuscì a infliggere colpi decisivi al nemico, affondando due imponenti corazzate austriache: la Szent István e la Viribus Unitis.
Dopo la guerra, divenne Ministro della Marina e ricevette il titolo onorifico di Duca del Mare, un riconoscimento unico nella storia italiana. Nel 1924, raggiunse il grado più alto mai assegnato nella Marina: Grande Ammiraglio. Ancora oggi, nessun altro ha mai ricevuto questo titolo.
Maria Josè del Belgio
Maria José del Belgio guida il visitatore attraverso la storia degli anelli da varo, una tradizione nata nell’Arsenale di Venezia nel 1866 e legata al leggendario Sposalizio del Mare. Ogni nave aveva il suo anello benedetto, simbolo di protezione e buon auspicio.
Ma Maria José fu anche protagonista di un rito di battesimo navale: nel 1931, da principessa d’Italia, battezzò il transatlantico Conte di Savoia, inaugurando l’epoca d’oro delle grandi navi italiane. Attraverso il suo racconto, emergono storie di fasto e tragedia: dai primi piroscafi per gli emigranti ai lussuosi transatlantici decorati dai migliori artisti, fino alla fine di un’epoca con la Seconda Guerra Mondiale e il naufragio dell’Andrea Doria.
Oggi, gli aerei hanno sostituito i grandi viaggi per mare, ma il fascino di quei giganti dell’oceano resta intatto, testimone di un tempo in cui il viaggio era un’esperienza di sogno e meraviglia.
Raimondo Montecuccoli
Raimondo Montecuccoli, comandante del ‘600, racconta la straordinaria storia dell’incrociatore che portava il suo nome. Il suo motto, Centum Oculi – “Cento Occhi” – rispecchiava la sua astuzia in battaglia, ma durante la Seconda Guerra Mondiale accadde qualcosa di incredibile.
Durante la Battaglia di Pantelleria del 1942, un colpo nemico centrò il quadrato ufficiali, ma nessuno rimase ferito. Il ritratto di Montecuccoli, appeso alla parete, assorbì tutti i colpi, e una scheggia modificò il motto in modo piuttosto ironico: da Centum Oculi in Centum ‘Culi.
Dopo la guerra, il ritratto finì all’Accademia Navale di Livorno, dove gli studenti lo toccavano per scaramanzia prima degli esami. Ora il modello del Montecuccoli è qui, e lo spirito del Comandante sembra ancora vegliare su di esso!
Luigi Rizzo e Gabriele D’Annunzio
Luigi Rizzo e Gabriele D’Annunzio portano il visitatore nel cuore delle loro imprese, tra audacia e spirito di sfida. Il loro dialogo si apre con il soprannome di Rizzo, “L’Affondatore”, donatogli dallo stesso D’Annunzio, e prosegue con il racconto delle leggendarie missioni a bordo dei MAS.
Si rivivono le notti della Grande Guerra, dall’affondamento della corazzata Wien alla celebre Beffa di Buccari, un’azione in cui coraggio e ironia si fusero in un gesto simbolico. Tra siluri fermati dalle reti, bottiglie di champagne con messaggi provocatori e un clamoroso rientro indisturbato, il racconto trasmette lo spirito indomito di due protagonisti della storia italiana.
Marco Polo
Marco Polo ci conduce nei suoi viaggi, tra terre lontane e rotte inesplorate: la partenza da Venezia, il lungo viaggio fino alla corte di Kublai Khan e gli anni trascorsi in Oriente, scoprendo culture e tecnologie sconosciute in Occidente. Tornato dopo 24 anni, affidò le sue storie a Rustichello da Pisa, dando vita al Milione.
Osservando i modelli esposti, si scoprono le giunche cinesi, robuste e versatili, usate per il commercio, la pesca e persino la pirateria. Navi simili solcarono gli oceani nelle grandi spedizioni Ming, unendo culture e tesori, prima che la Cina si chiudesse al mondo.
Marinaio siciliano
Un marinaio, con accento siciliano, racconta ai visitatori il ricordo di una notte che segnò la sua vita. Il mare in tempesta, il vento furioso e le onde minacciose sembravano voler inghiottire la sua nave e il suo equipaggio. Quando l’albero maestro si spezzò, ogni speranza sembrava perduta.
Nel momento più disperato, si inginocchiò sul ponte bagnato e invocò la protezione della Madonna del Mare. E poi, quasi per miracolo, riuscirono a salvarsi, approdando in una piccola baia.
Per mantenere la promessa fatta nella tempesta, il marinaio commissionò un ex voto. Oggi, quel quadro è appeso in una chiesa, accanto a tanti altri, testimonianza della fede e delle preghiere dei marinai che, nei momenti più difficili, hanno affidato la loro vita al mare e al cielo.
Padron Toni
Padron Toni narra la storia della tartana, la barca robusta e veloce che per secoli ha solcato l’Alto Adriatico.
Nel suo racconto in veneziano, rievoca le giornate di pesca, le vele al terzo che sfidano il vento e le baruffe che animavano Chioggia. Con orgoglio, si presenta come il vero Padron Toni delle Baruffe Chiozzotte di Goldoni, testimone di una vita semplice, fatta di mare, lavoro e passione, tra reti cariche e battibecchi coloriti.
Bambina veneziana
Bepi accompagna il visitatore a bordo del trabaccolo Maria, una barca che porta con sé storie di fatica, tradizione e coraggio. Fin da ragazzo, ha vissuto il mare al fianco di suo padre, imparando a rispettare quella barca panciuta che ballava sulle onde e trasportava merci lungo l’Adriatico.
Nel suo racconto, si respira il profumo della salsedine e del legno lavorato, si scoprono le vele al terzo spiegate come ali di farfalla e si osservano gli occhi dipinti sulla prua, sempre vigili contro i pericoli del mare.
Tomaso Gherardi
Tomaso Gherardi racconta in dialetto veneziano la storia della gondola e dei suoi gondolieri, veri custodi dei segreti della città.
Il gondoliere illustra l’evoluzione di questa barca elegante, nata per muoversi nei canali stretti e diventata simbolo di Venezia. Spiega come nel Rinascimento le gondole fossero sfarzose e decorate, fino a quando la Serenissima impose il colore nero per legge. Racconta i segreti della loro costruzione e il significato del fero di prua, che rappresenta la città.
Con l’orgoglio di chi ha remato per Casanova, Gherardi ricorda che ogni colpo di remo porta con sé una storia e ogni canale cela un segreto. Perché senza gondola e senza gondoliere, Venezia non si conosce davvero.
Giovanni Nino Giupponi
Giovanni Nino Giupponi accoglie il visitatore nel cuore pulsante dei squeri, i cantieri delle gondole, raccontando in veneziano la vita e le tradizioni di questo antico mestiere.
Attraverso le sue parole si respira l’atmosfera dello squero di San Trovaso negli anni ’50. Spiega come ogni gondola fosse unica, leggermente asimmetrica per bilanciare il peso del gondoliere, e come il legno venisse piegato con acqua e fuoco.
Giupponi ricorda con nostalgia i tempi in cui gli squeri erano numerosi e ogni varo di una nuova gondola era una festa. E sottolinea l’importanza di queste botteghe, ancora oggi custodi di un’arte tramandata da generazioni di maestri d’ascia.
Annina Morosini
La contessa Annina Morosini ci accompagna in un viaggio tra i fasti della nobiltà veneziana, raccontando il fascino delle barchéte da fresco, eleganti imbarcazioni che un tempo solcavano la laguna durante le calde serate estive.
Le sue parole evocano i cortel, le feste galleggianti tra musica e lumi tremolanti, quando dame e cavalieri, avvolti in sete preziose, si scambiavano sguardi e segreti.
Regina dei salotti veneziani, Annina ricorda con nostalgia quei tempi, osservando l’ultima barchéta rimasta.
Giacomo Casanova
Giacomo Casanova porta il visitatore dentro l’intimità di una Venezia ormai perduta, fatta di segreti sussurrati tra i canali e amori celati nell’ombra del felze, la cabina che un tempo avvolgeva le gondole in un’aura di mistero.
Nel suo dialogo con il gondoliere Tomaso, si rivivono i fasti di un’epoca in cui il felze proteggeva incontri proibiti e fughe audaci. Tra i ricordi affiora la storia di Teresa Imer, il senatore Malipiero e una passione che sfidava le regole, mentre la gondola scivolava silenziosa sotto lo sguardo attento di una città che osservava tutto. Un viaggio tra intrighi, poesia e seduzione.
Peggy Guggenheim
Peggy Guggenheim aveva scelto Venezia come casa, e la sua gondola ne era il simbolo.
Ripercorrendo la sua vita, la famosa mecenate ricorda la giovinezza a New York segnata dalla tragedia del Titanic, i salotti artistici di Londra e Parigi e la sua missione di collezionista: “Comprare un quadro al giorno.”
Dopo aver scoperto e promosso artisti rivoluzionari come Jackson Pollock, tornò in Europa portando l’arte moderna a Venezia. Nel 1948, la sua collezione debuttò alla Biennale, segnando una svolta per l’arte in Italia. L’anno seguente acquistò Palazzo Venier dei Leoni, trasformandolo prima nella sua dimora e poi nel celebre museo che oggi porta il suo nome.
Anders Franzén
Fu Anders Franzén a riportare alla luce il Vasa, la nave da guerra svedese affondata nel 1628 durante il suo viaggio inaugurale.
Nel suo racconto si rivive l’ambizione del re Gustavo II Adolfo, che ignorò gli avvertimenti sulla stabilità della nave, condannandola a scomparire negli abissi dopo solo un miglio. Dopo 333 anni, nel 1956, Franzén trovò il relitto nel porto di Stoccolma, perfettamente conservato sotto il fango. Con un’operazione complessa, il Vasa fu riportato in superficie. Oggi è esposto in un museo a lui dedicato, testimone di un’epoca di grandezza e di un errore fatale.
Roberta Camerino
Roberta Camerino ricorda sua madre Giuliana Coen Camerino, celebre stilista e collezionista appassionata di conchiglie, la cui collezione è stata donata al museo.
Per Giuliana, queste meraviglie del mare non erano solo oggetti preziosi, ma fonte di ispirazione per le sue creazioni. La casa ne era talmente piena che persino muoversi diventava difficile, ma ogni esemplare era custodito con amore.
Oggi, questa collezione continua a incantare, e Roberta immagina che la madre sarebbe felice di sapere che la sua passione vive ancora in questi spazi.
Angelo Emo
Angelo Emo porta il visitatore nella sua impresa più audace: l’attacco al Bey di Tunisi nel 1784. Con ingegno e strategia, ideò le batterie galleggianti, zattere armate di cannoni che permisero alla flotta veneziana di colpire la città nonostante le acque basse. La sua tattica costrinse il Bey alla resa, garantendo a Venezia un trattato vantaggioso.
Ultimo grande ammiraglio della Serenissima, Emo riformò la Marina e modernizzò l’Arsenale. Morì a Malta nel 1792, e ancora oggi si dice che, se fosse vissuto più a lungo, avrebbe potuto salvare Venezia da Napoleone.
Guido Cattaneo
Guido Cattaneo rievoca l’emozione della velocità estrema a bordo del Cattaneo-Baglietto Asso, il motoscafo da corsa con cui, nel 1933, stabilì il record mondiale nella sua categoria, raggiungendo i 136 km/h.
Nel suo racconto emergono la potenza del motore Isotta-Fraschini Asso da 1000 cavalli, le eliche controrotanti che garantivano stabilità e la carena progettata per planare sull’acqua. Ma la sua esperienza non si fermò alle competizioni: dalle sue innovazioni nacque il concetto del barchino esplosivo, impiegato durante la Seconda Guerra Mondiale.
Manuel Bognolo
Manuel Bognolo fa rivivere la vita dei pescatori veneziani, raccontando il legame profondo con il bragozzo, barca resistente e fedele compagna di chi solcava la laguna.
Queste imbarcazioni non erano solo strumenti di lavoro, ma vere case galleggianti, dove si cresceva tra tempeste e sacrifici, imparando il mestiere attraverso gesti tramandati di generazione in generazione. Tra le tradizioni più preziose, Manuel descrive la pesca delle moeche, i granchi “nudi” della laguna, un’arte antica che la sua famiglia custodisce ancora oggi.
Infine, invita a scoprire il sapore autentico di Venezia, assaporando le moeche fritte, sul bragozzo dei Bognolo che Manuel ha recuperato per svolgere un’attività di pesca-turismo in laguna.
Rustico da Torcello e Buono da Malamocco
Rustico da Torcello e Buono da Malamocco raccontano, in veneziano, la loro audace impresa del 828: trafugare le reliquie di San Marco ad Alessandria per portarle a Venezia. Per eludere i controlli, le nascosero sotto carne di maiale, certi che non sarebbe stata toccata dai musulmani. La missione aveva uno scopo preciso: dare a Venezia un patrono potente e sancirne l’indipendenza da Aquileia e Grado.
Accolte con solennità dal doge Giustiniano Partecipazio, le reliquie furono custodite nella Basilica di San Marco, costruita appositamente per ospitarle. Dopo l’incendio del 976 si credettero perdute, finché nel 1094, durante la consacrazione della nuova Basilica, furono ritrovate miracolosamente all’interno di un pilastro. Da quel giorno, il leone alato di San Marco divenne il simbolo della Serenissima, emblema di fede e potere. Perché, come dice il proverbio veneziano: “Quando el leon alza la coa, tuti i sbasa la soa.”
Guglielmo Marconi
Guglielmo Marconi porta il visitatore a bordo dell’Elettra, il suo laboratorio galleggiante, dove condusse esperimenti che rivoluzionarono le comunicazioni.
Nel suo racconto si rivive la nascita della radiodiffusione moderna, dal primo segnale radio transatlantico nel 1901 alla trasmissione della voce umana nel 1920. A bordo dell’Elettra studiò anche il principio del radar e dimostrò il controllo remoto con onde radio, accendendo le luci del municipio di Sydney da Genova nel 1930.
Dopo la sua morte, l’Elettra fu requisita, bombardata e affondata nel 1944. Oggi, i suoi resti sono conservati in diversi musei, tra cui questo di Venezia, testimoniando un’epoca di scoperte che cambiarono il mondo.

Dario Giacomin
Dario Giacomin, ammiraglio della Marina Militare Italiana, guida il visitatore attraverso la storia del sommergibile Enrico Dandolo, che ebbe l’onore di comandare tra il 1992 e il 1993.
Il racconto ripercorre le imprese di questo SSK, progettato per la caccia ai sottomarini nemici durante la Guerra Fredda. Si scoprono le sue caratteristiche tecniche, la vita a bordo dell’equipaggio e le sfide affrontate nelle missioni sotto il mare.
Attraverso i suoi ricordi, il sommergibile riprende vita, rivelando il coraggio e l’ingegno di chi ha servito nelle profondità degli oceani.